Lo schema del cosiddetto Decreto Affitti Brevi è una delle questioni più discusse nelle ultime settimane, tra gli operatori del turismo. Infatti, il disegno proposto dal ministero porterebbe importanti novità e nuovi obblighi per coloro che gestiscono case vacanza e bed&breakfast.
Vediamo meglio cosa prevede il Decreto Affitti Brevi e quali perplessità suscita in seno alla categoria degli albergatori.
Cosa prevede il testo del Decreto Affitti Brevi
Il Ministero del Turismo ha lavorato alla proposta di legge fin da questa primavera. Ma quali sarebbero gli obiettivi del Decreto Affitti Brevi? In origine, gli scopi erano principalmente due: far rientrare il fenomeno dell’over tourism e preservare i centri storici delle città italiane dallo spopolamento.
Il problema dov’è, infatti? Nei massicci flussi turistici sempre meno gestibili, in primo luogo. Nella crescente difficoltà di trovare immobili da locare per uso abitativo nelle città, in secondo luogo.
Lo schema del decreto-legge, però, si propone di fare anche qualcosa in più:
- fornire alle strutture ricettive una disciplina nazionale uniforme;
- combattere l’evasione fiscale dei privati che affittano abusivamente gli appartamenti ai turisti;
- richiedere il rispetto di standard igienico-sanitari e di sicurezza per ogni immobile in locazione.
Queste finalità verrebbero perseguite con l’introduzione di una serie di limitazioni e requisiti che tutti devono rispettare – case vacanza, affittacamere e bed&breakfast compresi.
I principali soggetti a cui è rivolto il decreto sono i comuni delle 14 città metropolitane d’Italia: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia.
Decreto Affitti Brevi: divieto di locazione per meno di due notti
Uno dei principali provvedimenti del decreto è anche tra i più controversi. Riguarda il divieto di affittare per meno di 2 notti stanze di b&b e appartamenti. Il divieto non vale se a locare l’immobile è una famiglia con tre figli.
L’obbligo del Codice Identificativo Nazionale
Lo schema prevederebbe l’obbligo di richiedere, ottenere ed esporre il Codice Identificativo Nazionale per ogni struttura turistica. Vale al dire che il CIR, ossia il Codice Identificativo Regionale, non è ritenuto sufficiente.
Spetta al locatore l’obbligo di presentare l’istanza in via telematica per avere il CIN, il quale deve essere visibile nell’immobile, come anche su piattaforme e siti web in cui vengono pubblicati gli annunci di locazione.
Per l’esattezza, se sei locatore hai l’obbligo di esibire il CIN all’ingresso della struttura e devi sincerarti che il codice sia pubblicato anche sulla piattaforma dell’intermediario – es. Airbnb, Booking, ecc.
Cosa accadrebbe se non possiedi e mostri il CIN? Rischi una multa fino a 8 mila euro se non lo richiedi, la rimozione dell’annuncio di affitto e una sanzione fino a 5 mila euro se non lo esibisci.
Requisiti di sicurezza e prevenzione incendi
Veniamo ora alle disposizioni del decreto che più hanno suscitato perplessità e disappunto. Il decreto imporrebbe per le abitazioni in affitto a scopi turistici sistemi di sicurezza e sistemi antincendio come previsto per gli alberghi. Questi ultimi, al momento godono della proroga all’adeguamento alla norme, se hanno presentato la SCIA parziale a giugno.
Nell’articolo 4 dello schema si fa riferimento a:
- installazione di estintori a norma e accessibili;
- installazione di rilevatori per l’emissione di monossido di carbonio e gas combustibili;
- ulteriori obblighi per la sicurezza per chi ha a disposizione più di 25 posti letto.
Venire meno alle norme, potrebbe costarti fino a 6mila euro di multa.
Le perplessità sulla proposta
Lo schema del Decreto Affitti Brevi suscita reazioni negative alle associazioni di proprietari, intermediari immobiliari, operatori e gestori di affitti brevi. Questi soggetti sono abbastanza concordi sull’eventuale introduzione del CIN, ma sono decisamente contrari al divieto di locazione per meno di due notti.
Secondo quanto riportato dal Sole24Ore, soprattutto l’obbligo che riguarda l’adeguamento alle norme di sicurezza e antincendio rappresenta un cruccio. C’è anche chi sostiene che lo schema di legge intenda colpire la proprietà privata e disincentivare la locazione a scopi turistici.
Naturalmente, seguiremo la questione con attenzione. In ogni caso, da operatori turistici bisogna attenersi alle disposizioni di legge.
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